20 giugno 2018

Solstizio d'Estate: Litha, la Magia delle Erbe ed il Trionfo del Sole












Del Solstizio d'Estate si dice che cada tra il 20 ed il 23 Giugno, che sia il giorno più lungo dell'anno (quello in cui inizia l'estate astronomica) o che si tratti del momento in cui si riceve la massima potenza dal Sole. Ancora poi si racconta di lui come dell'istante in cui Cielo e Terra sono più legati che mai da un'invisibile forza mistica e se ne parla, come già successo per altre feste d'origine antica, come di un momento in cui le streghe passeggiano nude al chiaro di luna.

E' tutto vero, e se non siete curiosi di addentrarvi di più nella sua particolarità potete ora dedicarvi ad altro :)

Oh! siete ancora qui?
Perfetto allora! Sedetevi comodi perché ci sono un tante cose da scoprire e lo faremo insieme, dato che lo scorso anno non ho avuto modo di raccontarvi nulla in proposito e che mi piacerebbe concludere il giro delle feste per poi vedere anche qualche altra curiosità.
Vi ricordo infatti che con Litha tutte le feste della Ruota dell'Anno sono presenti nel blog e potete trovarle al link a fondo post o sotto l'etichetta Celtica a sinistra.

Ed ora iniziamo.
Buona lettura!
















Dai Neo Druidi questa festa è detta Alban Heruin (o Hefin) e significa Luce della Riva perché, come l'opposta Yule si trova nuovamente al limitare fra i Regni indicando perciò ancora una volta un passaggio, più precisamente quel magico momento in cui il Sole è al suo culmine ma, al contempo, si prepara a ridiscendere.
La questione della Riva, legata all'antica tradizione astronomica che vedeva la Terra sopra all'Equatore celeste, l'Acqua al di sotto ed il Sole proprio nel punto di contatto fra i due, diventa quindi simbolo di quella zona che nella cultura celtica non appartiene a nessun mondo pur facendo parte al tempo stesso di entrambi, quello Terreno e quello Invisibile.
Il Solstizio si potrebbe perciò dire un sorta di interregno, un confine fra crescita e declino, e per tale motivo presso i greci veniva detto "Porta" ( "degli Uomini" in Estate e "degli Dèi" in Inverno ) ad indicare rispettivamente le entrate nei due mondi, Terreno e Divino.












Come tutte le feste di passaggio, anche il Solstizio d'Estate è un "momento senza tempo" nel quale dedicarsi alla magia ed alla divinazione, poiché appunto si assottiglia il confine e diventa più facile comunicare, e per tale motivo Shakespeare ce l'ha raccontato nel suo "Sogno di una Notte di Mezza Estate" in cui realtà e finzione si fondono.
A dire il vero il buon William si è rifatto della tradizione anche nel titolo perché il Solstizio estivo in lingua inglese si dice Midsummer, per l'appunto Mezza Estate.

In tutta Europa, anche dopo la cristianizzazione e la sua trasformazione in festa di San Giovanni (il 24 Giugno), la Mezza Estate ha conservato il suo aspetto magico ed è stata vista dalle fanciulle come momento nel quale tratte presagi sui futuri sposi.
Questo perché tale festa è legata al massimo splendore della natura ed è perciò più che naturale associarla all'amore, così come alle erbe che, proprio a San Giovanni, ancora oggi si raccolgono per essere bruciate nei falò solstiziali o conservate sotto ai cuscini per favorire sogni divinatori.














Timo, Ruta o Maggiorana sono sempre andate per la maggiore, forse perché più facilmente reperibili, ma  nell'antichità e specialmente nei paesi nordici, il Vischio ed il Sambuco erano le più considerate.
Il primo si faceva dorato in estate, diventando il ramo d'oro della mitologia, mentre il secondo, stando alle leggende britanniche, se tagliato alla vigilia del solstizio finiva persino per sanguinare.
La Verbena sembrava portare prosperità, l'Artemisia si dice proteggesse dal malocchio, i semi di felce pare acuissero la seconda vista (utile in questo momento di passaggio per guardare nell'altromondo) ma in realtà le piante più amate erano quelle ricche d'energia solare come la Calendula (lenitiva, antinfiammatoria e sedativa), la Camomilla (rilassante e capace di proteggere dalle negatività), il Girasole (commestibile ed efficace contro le febbri) e la famosa erba di San Giovanni: l'Iperico.











Come le altre piante solari, anche l'Iperico tratteneva l'energia del Sole, che al Solstizio d'Estate brilla nel suo massimo splendore, ed oltre ad essere bruciato nei falò veniva appeso alle porte per benedire case e stalle o per proteggere dagli spiriti maligni, caratteristica attribuita anche alla malva.

L'Iperico è un fiore di Fuoco e d'Aria, simbolo di pace e prosperità, così come di salute ed abbondanza, ed è una pianta capace di calmare le paure, la depressione, l'ansia e la frustrazione.
Allevia perciò le tensioni, permettendo lo scorrere dell'energia nella persona sollevando il suo spirito.
A livello medicinale si tratta di un'erba sedativa ed antiemorragica usata per curare ulcere, contusioni e punture mentre, a livello simbolico, ricorda di restare calmi ed aperti a nuove idee.

Dalla grande presenza di erbe e leggende che vedevano le donne coglierle al buio nascono le storie di streghe legate al Solstizio estivo in cui ,oltre al Fuoco del Sole, si celebrava l'Acqua raccogliendo la rugiada miracolosa o bagnandosi direttamente in essa, di notte, nei prati.
Anche nei testi d'alchimia la rugiada viene riportata come liquido prezioso e nell'astrologia babilonese l'acqua solstiziale era quella sparsa sul mondo dal Sole e dalla Luna che si univano in matrimonio in quella notte.
Il maschile e femminile, quindi, si fondono ancora per dare vita al caos casuale che rigenera il cosmo e ricordano lo Yin-Yang orientale che sembra unire le due metà dell'anno in questo incontro solstiziale, un po' come il glifo duale del Cancro, segno in cui il Sole entrerà proprio al Solstizio.



















La Mezza Estate dell'antica Roma, festeggiata sempre al 24 Giugno, era il momento in cui si venerava la Dea Fortuna, anch'essa simbolo di casualità e caos che può portare improvvisa e grande gioia e che ricorda i saturnali invernali nei quali il capodanno rimescola e rinnova le sorti.

Quanto invece al Fuoco ed ai Falò, simboli solari volti al rafforzamento dell'energia dell'astro che ora declina, forse servivano anche come rito di purificazione con cui scacciare malattie e spiriti maligni, adesso capaci di vagare a piacimento per via del "passaggio".
Inoltre, dato che il Solstizio d'Estate è la controparte di quello d'Inverno (di cui si parlava qui) e che spesso il legno usato proveniva dalla Quercia, si pensa che i falò rappresentassero anche la morte dello spirito di tale albero, ovvero il Re che simboleggia la fine della fase crescente del Sole mentre passa il testimone all'altro, il Re Agrifoglio.














Il solstizio estivo, oltre ad essere la festa solare al cambio di stagione, rappresenta anche l'inizio del ciclo agricolo legato ai cereali, che vedrà il suo culmine ad agosto nella celtica Lughnasadh, (la Festa del Raccolto raccontata qui ), e perciò ci avvicina a miti come quello di Tammuz ed Ishtar in cui la Dea scende negli inferi a salvare il Dio, ovvero il Sole che nel suo massimo splendore muore per poi rinascere, e che ricorda le storie delle isole britanniche in cui già al Solstizio d'Estate si parla dello Spirito dell'Orzo, il quale una volta falciato e raccolto rinascerà dai suoi stessi semi.














A grandi linee anche in ambito celtico il Solstizio d'Estate, detto Litha dai neoapagani, ha le stesse valenze e caratteristiche viste fino ad ora ed il suo antico nome, Medio-Saminos, ha il medesimo significato di Mezza Estate già visto prima.
Perciò vedrò di aggiungere qualche dettaglio particolare e di raccontarvi una bella leggenda che ho scoperto in proposito.

In Irlanda si dice Meithheamh, in Galles Mehefin, in lingua cornica Metheven ed in bretone Mezheven ma il senso della celebrazione è sempre il medesimo: festeggiare la Mezza Estate, l'apice della luce solare che nel contempo inizia a declinare.
In termini interiori quindi la psiche si prepara a vivere l'intensità dell'Estate con gioia e grande festa ma, al contempo, percepisce la presenza di quelli che potremmo definire i semi dell'oscurità invernale.
Quindi, anche se scatta in noi una consapevolezza forse meno facile da accettare rispetto a quella invernale in cui il Solstizio è simbolo di Sole Crescente, sarebbe meglio concentrarsi sulla conservazione delle energie , un po' come a voler fare "scorta di Sole e Luce" per dopo.
E con ciò torniamo ad uno dei punti centrali della festa e cioè la raccolta delle erbe, che in ambito celtico ha una valenza ancor più forte poiché si tratta di erbe medicinali, curative e quindi fondamentali per la vita stessa.














Se a Beltane (qui) il Dio Belenos faceva la sua comparsa come guaritore, ora diventa il Patrono delle Erbe della Salute nelle quali i Celti vedevano il suo corpo e la sua energia solare, gialla e splendente.
Per i drudi questo momento di raccolto era speciale, perché rappresentava una svolta nel ciclo di vita e morte, e proprio per questo motivo mi soffermerò sul racconto di un mito che spiega la grande importanza delle erbe curative nella tradizione celtica.

Si racconta che un tempo esistessero due divinità, divenute in seguito simbolo degli erboristi celtici.
Erano fratello e sorella, Miach e Airmid, figli del medico dei Tuatha Dé Danann chiamato Dian Cécht.

Come il padre, anch'essi possedevano il dono della guarigione e durante lo scontro tra Tuatha Dé Danann e Fomori prestarono mirabili servigi a Nuada, il re del popolo Danann, restituendogli l'uso di un braccio perso in battaglia.
Secondo tradizione infatti Nuada sarebbe stato ancora considerato un vero re solo se in possesso di tutte le sue parti e perciò la sua magica guarigione ebbe un'importanza molto elevata.

La preziosa cura avvenne per opera di Miach e così suo padre, geloso del figlio e furioso per la sua bravura, lo colpì in testa con la spada per ben tre volte, tutte curate da Miach stesso, finchè con una quarta lo uccise distruggendogli il cervello.
Miach venne perciò sepolto nella Terra e si dice che da quella spuntarono 365 erbe (ciascuna utile a curare ogni organo e nervo del corpo), le quali furono raccolte da Airmid ed appuntate sul suo mantello in ordine tale da corrispondere ad ogni organo, così da poter curare ogni singola malattia o disturbo.

Il padre però, nuovamente geloso, scombinò l'ordine delle erbe e fu così che il popolo iniziò ad aver bisogno degli erboristi (druidi) al fine d'avere qualcuno in grado di sperimentare e recuperare almeno una parte dello schema di Airmid.




















Questo racconto leggendario, che spiega al contempo l'importanza dei druidi e delle erbe, aiuta anche a comprendere perché esse siano così fondamentali da dar loro una classificazione nell'erboristeria celtica che le vede suddivise in funzioni.

Infatti esistono erbe di :
-prima funzione, appuntate sul mantello in corrispondenza della testa del Dio Belenos poiché psicotrope come il Giusquiamo o sedative come la Verbena, che in generale apportano una sorta di benessere o un effetto "spirituale",
-seconda funzione, che si trovano sugli arti di Belenos e sono principalmente cicatrizzanti/coagulanti utili sul campo di battaglia come Iperico e Millefoglie,
-terza funzione, poste infine sul corpo ed utili alla cura degli organi digerente e riproduttivo come Camomilla e Felce.

Queste tre funzioni potrebbero aver ricordato ai più attenti qualcosa di cui avevo già scritto in passato in merito ai Celti (qui), ossia l'aspetto trino e la suddivisione tribale correlata, ed infatti è così perché esse sono in qualche modo legate alle tre classi sociali in questa maniera:
-Druidi: erbe della prima
-Guerrieri: erbe della seconda
-Contadini ed Artigiani: erbe della terza

Ovviamente non vi elencherò qui tutte le 365 erbe del Mantello di Airmid ma sappiate che fra le altre venivano utilizzate molto spesso anche l'Aconito, la Cinquefoglie, la Barba di Giove ed il già citato Iperico.
In ambito esoterico lo si chiamava Erba d'Oro, in Irlanda veniva definito Rinnovatore di Vita, in Gallles Foglia Benedetta mentre in Bretagna era chiamata Centobuchi per via delle perforazioni sulle foglie che ricordavano le ferite cicatrizzate dalle proprietà dell'erba stessa.

Oltre alle erbe, anche in ambito celtico si usavano i falò con i significati già visti ma era d'uso anche far rotolare giù dalle colline delle ruote infuocate, ancora una volta a rappresentare il Sole che iniziava a calare.
La cenere dei falò veniva poi sparsa sui campi per fertilizzarli e la gente saltava attraverso i fuochi per affrontare simbolicamente i grandi cambiamenti della vita, come viaggi o matrimoni, al fine di conservare in sé l'energia solare necessaria a superare i momenti d'incertezza.














Oltre a tutto quanto visto fino ad ora possiamo ricordare infine che la festa di Litha omaggiava anche altre divinità, che cito brevemente affinché possiate cercare da soli ulteriori informazioni.

Data la "simbologia del passaggio" infatti troviamo:

-Giano Bifronte- ( mitologia romana )
divinità italica il cui nome significherebbe appunto passaggio e che presenziava a tutti i riti in cui fossero presenti soglie come matrimoni, nascite o altri momenti di "cambio" di vita, materiale o spirituale. Era il Dio protettore degli Inizi, colui che rappresenta contemporaneamente il passato ed il futuro.

-Hermes ed Iride- ( mitologia greca )
entrambi viaggiatori fra i mondi ed entrambi messaggeri degli Dèi.
Il primo capace di passare dal mondo terreno a quello degli inferi per accompagnarvici le anime dei defunti, la seconda in grado di fare lo stesso ma passando attraverso le acque, il mare, ( altra visione dell'Altromondo ), in quanto ninfa dell'Oceano.
Hermes, messaggero di Zeus, era portatore del Logos, della parola in quanto capacità di ragionamento con la quale giungere all'essenza delle cose, ed era considerato perciò il Dio dei commercianti, dei viaggiatori, dei poeti e degli oratori.
Iride, messaggera di Era, vestita dei sette colori, con le ali ai piedi come Hermes e dolce come l'arcobaleno dopo la tempesta, si associa alle piume delle sue ali ed al fiore che porta il suo altro nome, Iris, il quale si credeva alleviasse o calmasse la rabbia, curasse la collera e portasse generale benessere agli animi tormentati.

-Odino- ( mitologia norrena )
il sommo fra gli Dèi, colui che governa tutte le cose del mondo, anch'esso Dio psicopompo e del Logos, maestro della magia, della poesia e della medicina, nella festa di Litha viene ricordato per queste sue capacità  ma anche in quanto padre di Baldur, il giovane Dio che veniva sacrificato come Spirito della Vegetazione, probabilmente altro nome del già visto Re Quercia.


Anche se, come per le altre feste, è impossibile raccontare proprio tutto ciò che è collegato al Solstizio d'Estate ed è altrettanto impossibile farlo nel dettaglio senza diventare oltremodo noiosi o prolissi, spero che questo post vi sia piaciuto nel suo complesso e vi abbia fornito spunti di lettura interessanti.

Se volete festeggiare Litha al giorno d'oggi vi consiglio di farlo nel suo senso più ampio, godendo dell'aria aperta, del sole e delle passeggiate nel verde in cui magari riconoscere e raccogliere qualche erba profumata e qualche bel fiore.
Se ancora volete, potete considerare questo momento come punto d'equilibrio, come summa di tutto ciò che avete imparato fin qui, e fare scorta di energia solare per il tempo a venire tramite fiori, candele o simboli gialli che vi ricordino la gioia della solarità.
Anche una pietra di sole o un gingillo arcobaleno potrebbero farvi compagnia, così da ricordare che anche dopo le tempeste torna sempre il sereno e che questo è solo un nuovo attraversamento :)












Felice Solstizio d'Estate e a presto!


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