6 maggio 2018

Finn e Niamh

Stasera il cielo è sereno, il prato è pieno di grilli e qui sul balcone si sta d'incanto.

Poco fa ho chiesto ad Einon di narrarmi una delle sue storie brevi, che son sempre belle prima di dormire, e lui mi ha raccontato di Finn e Niamh dicendo che avrei potuto condividerla anche con voi.
Perciò eccola qui.

Che possiate dormire sereni e che quella in arrivo sia una buona settimana :)
Un abbraccio.



Finn aveva circa dieci anni. 

Era un bambino sveglio, sempre curioso e disponibile, con un ciuffo di capelli corvini che di continuo gli ricadeva sugli occhi, blu come l'oceano ma che si facevano grigi quanto il cielo in tempesta se una preoccupazione gli adombrava la mente.
Viveva al Villaggio da quando, sette anni prima, suo padre lo aveva abbandonato nelle braccia di Einon, andandosene senza una parola.
Era stata una notte di bufera quella, con il vento che soffiava più gelido del solito mentre Einon, evitando domande di cui già conosceva la risposta, accettava affettuosamente di crescere Finn come figlio suo, mostrandogli negli anni a venire le profondità del Mare e le meraviglie della Terra secondo ciò che egli stesso aveva appreso in precedenza dai saggi della tribù.

"Einon, Padre", disse una mattina Finn giocherellando con una margherita, "avete visto la donna giunta qui la luna scorsa?".
"Sì", rispose Einon sorridendo gentilmente, "un animo buono, una stella luminosa, nonostante non parli mai. Io la chiamo Niamh ma nessuno sa quale sia il suo vero nome".

"Già, non parla mai, forse non può. Chissà." ,disse Finn di rimando.
E penso anche che non sappia scrivere o leggere, dato che quando le mostro i segni mi guarda con aria interrogativa.
Ho notato che qui al Villaggio non si avvicina mai agli uomini e sembra che osservi da lontano anche le altre donne, come se volesse starsene in disparte.
Però è successa una cosa strana nei giorni scorsi ed io vorrei il vostro consiglio".

"Dimmi pure", gli fece eco Einon con voce serena.

"Ecco, da giorni la ritrovo sempre accanto a me, in tutte le attività che svolgo.
Anche quando me ne sto sulla scogliera a guardare i gabbiani, lei viene a sedersi lì vicino, in silenzio, e la vedo farsi più tranquilla, come se il suo cuore potesse riposare dopo una lunga corsa.
Io ne sono felice ma mi piacerebbe raccontarle qualcosa, per vederla sorridere magari, perché credo si porti dentro del dolore ed io vorrei alleviarlo, ma so anche di essere solo un bambino.
Cosa potrebbe conoscere un bambino che una donna non sappia già?
Cosa potrei dirle che sia di qualche utilità?".

Einon sorrise dolcemente con lo sguardo e gli arruffò i capelli sulla fronte con fare gentile, poi rispose con calore.

"Certe volte le persone hanno solo bisogno di riscoprire ciò che sanno già, oppure di vederlo con occhi nuovi. 
Io penso che ti cerchi per quel che porti dentro di te e che lei vede oltre la tua età. 
E' come se la sua anima e la tua potessero parlare senza parole.

Se però tu vuoi raccontarle qualcosa allora non negartelo e sopratutto non badare a quanto possa sembrare infantile. Tu sei molto di più della tua età, io lo so.
Ti conosco bene e per questo ti amo.
Se vuoi raccontare qualcosa allora parlale della tua esperienza, di ciò che conosci e di come lo hai appreso.
Le tue parole di bambino andranno benissimo, perché la semplicità arriva là dove altro, magari al momento, non è capace di giungere.

Ricorda Finn, parla di ciò che sai, di come l'hai vissuto tu, di come lo vedono i tuoi occhi, e soprattutto fallo con parole tue. 
A lei basterà."

Gli occhi di Finn, prima scuri, tornarono d'improvviso blu come l'oceano.
Quindi prese la margherita, ora intrecciata con un nastro bianco, e si mise in tasca due mele.

"Grazie, Padre.
La mattina è stata di tempesta ma le nuvole già corrono veloci ed intravedo il cielo.
Andrò sulla scogliera ad aspettare Niamh, ho già in mente per lei una bellissima storia. 
Le racconterò di quando tu mi hai insegnato a nuotare e di quanto sia bello per me il rumore delle onde.
Chissà, un giorno magari le narrerò del cervo che abbiamo curato insieme e le insegnerò anche a scrivere i segni, o a ricordarle come si parla."

E così, sorridendo, Finn corse fuori verso la scogliera, mentre il vento già asciugava la terra cullando l'erba dei prati ed un raggio di sole disegnava l'orizzonte.

Lui amava le piccole storie della vita ed ora sapeva come tenere compagnia a Niamh.
E finché lei fosse rimasta, lui gliele avrebbe raccontate con gioia.


-Le Cronache di Einon- Finn e Niamh-

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